Oggi ho assistito a una scena sul pullman che mi ha fatto riflettere..
Tornando a casa da scuola sul pullman dell’atinom per Busto Garolfo ho ascoltato una specie di conversazione fatta da dei ragazzi di un anno in meno di me che abitano a Cornaredo. Un ragazzo si vantava di avere a scuola più della metà delle materie “sotto”, sostenendo però il fatto che può ancora benissimo recuperarle e che comunque il problema non si pone perché, “dai, oh, ma secondo te possono bocciare me?uno come me??ma ti prendo a schiaffi e vedi se mi bocci...”.
Naturalmente tutti i suoi amici lo osannavano e ad uno ad uno sono andati a “descrivere” le varie situazioni scolastiche accompagnate da una caterva di insulti nei confronti dei professori, quantità esorbitanti di parolacce e un generale atteggiamento di superiorità su tutto e tutti.
Certo, forse esagero a vedere un atteggiamento e un modo di essere dietro ad una semplice conversazione di pochi minuti, fatta nel tornare a casa da scuola, quando si è stanchi e si dicono un po’ di cazzate con la mente ancora nelle ore piene di parole appena trascorse. Però non penso che quel ragazzo non credesse alle cose che ha detto né che non ci fosse convinzione in una frase quale “siamo come gli albanesi” detta con disprezzo e sbuffando appena salito sul pullman nel vedere che era pieno di gente e bisognava stare in piedi, tutti accalcati.
Mi sento triste a volte vedendo e sentendo queste cose, ne ho spesso paura perchè se da una parte concepisco la limitatezza e l’ignoranza che stanno alla base di questi comportamenti e non ritengo possano essere abbracciati da poi così tante persone, dall’altra vedo il sempre più veloce diffondersi degli stessi. E spesso, a rendere ancora più grave la situazione, noto che a questi comportamenti, un po’ da sbruffoni e prepotenti, si stanno affiancando sempre più visioni razziste (se pur affrontato in termini superficiali, quanto mai in crescita fra i ragazzi fin dai 14 anni).
E ciò appunto mi spaventa. In quei momenti mi piacerebbe fermare tutto, il pullman che va, le chiacchiere, il tempo, alzarmi avvicinarmi a loro ad uno ad uno, prenderli per mano e condurli per un giorno nella vita di qualcun altro, nella mia se vogliamo e allontanarli da tutti quei paletti, quelle chiusure mentali delle mode, dell’essere tutti uguali, fare vedere loro che forse loro stessi si sentirebbero meglio e anche più a loro agio in un mondo più aperto, più vario, fatto di ragionamenti e di studio, di conoscenza e di informazione, di rispetto, di impegno.
E l’impegnarsi in qualcosa alla nostra età è fondamentale, qui sta la base di tutta la nostra vita probabilmente.
Tuttavia sorge naturale il chiedermi se, di fatto, loro capirebbero i limiti di quei comportamenti, se guardandoli da fuori li giudicherebbero loro stessi sbagliati; se si renderebbero conto, datagliene la possibilità, della pochezza e della gravità di determinate frasi e determinate azioni che spesso gli altri sentono o vedono fare proprio da loro. E purtroppo sono più portata a rispondere NO, non se ne renderebbero comunque conto; non so per quale motivo né in virtù di quale ideale, ma sento che questi ragazzi sono consci di questo loro modo di essere e se ne dimostrano fieri, sono tracotanti ma si sentono assolutamente giustificati e “giusti”.
E siccome in questo mondo sempre più vario e globalizzato non si andrà da nessuna parte con questi comportamenti ed anzi si rischierà di fomentare contrasti e divergenze, io vorrei aiutare questi ragazzi, a partire da mio cugino ad esempio e fargli capire, e con lui a tutta la compagnia, che l’andare in motorino nel parco è SBAGLIATO, che nuociono alla società e soprattutto direttamente a loro stessi; che distruggere uno dei due centri giovani presenti Cornaredo (che di strutture per i ragazzi non è che ne abbia molte....) è quanto di più ignorante e inutile si possa fare; che rompere i giochi di un parchetto appena rimesso a nuovo è ignobile.
Ma loro non si rendono conto che queste loro azioni andranno sotto tutti i punti di vista a gravare su tutta la comunità, tanto a casa non si sentono rimproverare, i vigili sanno di poterli sfottere e picchiare, i parchetti e i centri giovani sanno che verranno ricostruiti...
Olga
05 maggio 2007
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1 commento:
Che bel post Olga, complimenti! Hai descritto una situzione che penso sia il vissuto di molti di noi. Hai perfettamente ragione quando dici che l'impegno è la chiave della vita di una persona. E' fondamentale essere "interventisti" nella propria esistenza, e non lasciarsi mai scivolare addosso gli eventi.
Ciao compagni!
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