"da l'Unità del 3 maggio"
Il primo maggio, a piazza San Giovanni, un giovane comico, Andrea Rivera, critica quel Vaticano che ha concesso i funerali religiosi a Francisco Franco, Pinochet, a un boss della banda della Magliana ma li ha negati a Welby. Poi dice qualcosa a proposito del Papa che nega l’evoluzionismo e della Chiesa «che non si è mai evoluta». La folla di ragazzi ride e applaude il ragazzo come loro. L’aria è festosa. Si passa alla prossima canzone. L’indomani, ieri mattina, l’«Osservatore Romano» titola: «Anche questo è terrorismo» e scrive di «vili attacchi al Papa». C’è da trasecolare davanti a una così incredibile sproporzione tra causa ed effetto. Il terrorismo (questo Paese lo conosce bene) sequestra, uccide, commette stragi spaventose. È sangue e disperazione. Certo, è anche terrorismo quello che sparge odio e indica bersagli. Ma cosa ha detto di terroristico Rivera? Le esequie concesse a feroci dittatori e spietati boss non sono forse fatti incontestabili? La Chiesa avrebbe fatto male a rifiutarle. A nessuno va negata una luce di salvezza. Ma perché quel no a Welby che così dolorosamente ha colpito tanti credenti? La Chiesa che non si è mai evoluta? Non è così. Una battuta debole, non certo un sacrilegio. Ma se anche la frase fosse stata irriguardosa, scriteriata, che senso avrebbe bollarla con espressioni adatte per un rifiuto della società, un assassino? Gli uomini di Chiesa minacciati dalla canaglia meritano tutta la solidarietà. Ma perché usare toni così oltre le righe? Cosa sta succedendo a un magistero fino a poco tempo fa ispirato a tolleranza e misura? C’entra per caso il Family-day? Non sarà il contagio di una politica becera che si genuflette e cavalca il sacro profanandolo?
Antonio Padellaro
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