19 maggio 2007

Si può imparare da tutto il mondo..

Spesso sento parlare e parlo di “memoria”. Tuttavia, ad essere sincera, portandole sempre il massimo rispetto, io non sono mai riuscita, probabilmente a causa dell’età e delle poche esperienze, ad individuare dentro di me il motivo preciso e reale per cui la memoria è importante e deve essere coltivata, sempre.
Bene, finalmente sono riuscita a dare il mio significato alla memoria, il motivo della sua fondamentale e umanitaria importanza. Come ho fatto?? Pensate voi, sono andata ad una conferenza sul Sud Africa al Palazzo della provincia di Milano!
In quelle tre ore, varie personalità quali il console sud africano N.N. Nokwe, il vicepreside del Parklands College di Cape Town Kevin Wildschut, Marcello Flores un docente universitario di Siena, la scrittrice Itala Vivan e Roberto Pedretti dell’università di Milano, hanno cercato, ognuno approfondendo un aspetto diverso, di comunicare e fare comprendere i valori e gli obbiettivi del processo di “ricostruzione” che il Sud Africa ha dovuto e voluto intraprendere dopo il 1994, data che segna la liberazione del paese dal regime dell’apartheid (=istituzionalizzazione, legalizzazione e internalizzazione del razzismo da parte dei bianchi contro i neri e la seguente trasformazione del concetto di razza in violenza).
Un chiaro esempio della filosofia con cui si è portato avanti questo processo, che rende pratico il valore della memoria, è la costituzione da parte di Nelson Mandela della TRC (=Truth and Reconciliation Commission); e a partire dalla commissione, fino ai metodi e il cammino fatto di questo organismo emerge ciò che i sud africani del 1994 hanno considerato “memoria”: un processo di elaborazione, comprensione ed infine espiazione.
Fin dai primi momenti infatti, questa commissione chiese una libera testimonianza di tutti coloro i quali, sopravvissuti all’apartheid, avessero subito violenze, neri o bianchi che fossero(dalla TRC vennero infatti esaminate anche le violenze commesse durante il periodo di liberazione dai neri sui bianchi, agendo in base ad una semplice verità: la violenza è sempre violenza); e questo non per intraprendere successive campagne di persecuzione contro i colpevoli, ai quali se richiesta dagli stessi veniva concessa l’amnistia (!!), ma in primis per offrire proprio al testimone una possibilità di esternazione e di condivisione con la collettività del dolore provato e permettergli quindi di oltrepassare con l’analisi quelle atroci violenze subite e non rimanere segregato nel rancore e nella paura.
La TRC cercò appunto di investigare e stabilire le dimensioni di tutte quelle violazioni dei diritti umani avvenute dal marzo 1960 al 1994 basandosi su questo metodo molto democratico, estremamente legato alla cultura africana della condivisione dell’esperienza e del racconto orale collettivo, dovuto anche però ad una necessità umana, richiesta dal popolo, di chiarezza e trasparenza.
Per ricostruire uno stato e una democrazia tramite la riconciliazione. La TRC agì infatti riflettendo sul passato ma con lo sguardo costantemente rivolto al presente e al futuro, conscia del fatto che dopo aver raggiunto tali livelli di violenza e sopruso, solo analizzando i sentimenti e le reazioni che si erano andati a delineare e nelle vittime(da entrambe le parti) e nei carnefici (da entrambe le parti), si sarebbe potuto costruire un nuovo stato( che però doveva, deve e dovrà tenere sempre ben presente il suo passato, che è parte di sé, e non dare mai per scontata la sua libertà).
È stato quindi messo in pratica quel famoso detto “imparare dai propri errori”, cosa che sembra alquanto difficile già nelle piccole cose, nelle nostre singole vite, immaginiamoci a livello collettivo, dove sentimenti come la vendetta e la giustizia popolare sono diffusissimi.
Tuttavia il Sud Africa, vedendo nell’errore la possibilità di miglioramento, è riuscito a costruire uno stato libero e stabile, che, benché attanagliato da enormi e pesantissimi problemi (dalle baraccopoli all’analfabetismo), basa sia le sue relazioni internazionali sia la sua politica interna sul massimo rispetto della figura umana e dei suoi diritti.
E quindi sorge chiaro il significato di “memoria”: il porsi nell’atteggiamento di analizzare e comprendere gli avvenimenti, interiorizzare le cause dell’errore, superare dal punto di vista psicologico e quindi comportamentale le mentalità e i comportamenti che hanno portato allo sbaglio. Cioè purificazione ed espiazione.
All’uscita da questa conferenza voglio sottolineare di essermi sentita felice e di aver avuto uno spontaneo e emblematico sorriso sulle labbra: ho compreso infatti che anche nell’agire noi uomini possiamo dimostrarci “buoni” ed intelligenti, e che, se vogliamo, avendone tutte le capacità, sappiamo farci del bene e non del male.

ECCO ALCUNI TESTI SULL’ARGOMENTO:
Terra del mio sangue, Antjie Krog
Frutto amaro, Achmat Dangor
Vergogna, J. M. Coetzee
Cercando Lindiwe, Valentina Acava Mmaka
Ritratti e un vecchi sogno, Kader Abdolah

Olga

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